Mi trovo spesso a ragionare di sviluppo di nuovi mercati con imprenditori prossimi agli 80 anni. Sono persone che hanno fatto la fortuna dell’impresa e che mi sorprendono per la lucidità che ancora dimostrano.
Quando presento una proposta di consulenza in questo ambito, chiedo che ci sia sempre una persona dell’azienda che mi affianchi e che conosca l’inglese. Solo in questo modo il lavoro che inizio può avere un seguito. Recentemente mi è capitato il caso di un imprenditore vicino agli 80 anni che non aveva nessuno in azienda da potermi affiancare, perché i pochi contatti esistenti con i mercati esteri li teneva lui; pur avendo due figli. Mi è capitato anche il caso di un’azienda meccanica che aveva necessità di investire più risorse nello sviluppo commerciale ma nella quale la figlia dell’imprenditore (laureata e che conosceva un paio di lingue) era troppo impegnata a tradurre i manuali di istruzione delle macchine e dedicava solo del tempo residuale a questo scopo.
Quasi sempre c’è almeno un figlio in azienda ma il fondatore della stessa non pianifica quasi mai il passaggio del testimone. Soprattutto oggi che i fatturati soffrono, il nostro imprenditore non se la sente di lasciare la patata bollente ai figli.
E’ palese che stanno sbagliando. In queste situazioni credo sia importante il ruolo di un professionista di fiducia. Può essere la classica figura del commercialista, ma anche figure come la mia, di un temporary manager. Importante che si conosca il mondo delle piccole imprese che ha delle dinamiche nelle quali la professionalità si intreccia con le relazioni familiari. E’ necessario essere competenti in molti ambiti, ma anche psicologi.